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Montecchio Maggiore: infarto in campo, salvo col defibrillatore

In Italia ci sono circa 700.000 sanitari, tra medici ed infermieri, ma non sempre sono nel posto giusto al momento giusto, come è successo in un campo da calcio a Montecchio Maggiore.

Facciamo un plauso ai due sanitari presenti in campo che hanno agito tempestivamente e con determinazione, ma per salvare una vita non serve essere un medico o un infermiere del 118, non serve essere un supereroe.

Tutti possono praticare la rianimazione cardiopolmonare e usare un defibrillatore semiautomatico, semplicemente partecipando ad un corso di poche ore (come previsto dalle linee guida internazionali sul tema e anche dalla normativa nazionale).

Riportiamo la "buona notizia" apparsa su "Il Giornale di Vicenza" di oggi.

   

da “Il Giornale di Vicenza” del 29 maggio 2014

MONTECCHIO/1. S'è accasciato privo di sensi nell'impianto in zona industriale. Fortuna ha voluto che nella squadra amatoriale ci fosse un medico.

Infarto in campo, salvo col defibrillatore

Colpito a 53 anni da un arresto cardiaco mentre gioca a calcio. I compagni lo hanno rianimato con lo strumento salva vita.

Lo hanno salvato il defibrillatore a bordo campo e la preparazione dei compagni di squadra, tra cui un medico e un infermiere. Stava correndo dietro al pallone quando si è sentito male. Dopo un primo disorientamento, i compagni hanno capito che Maurizio Caile, 53 anni, residente ad Alte Ceccato, stava rischiando la vita perché il suo cuore aveva quasi smesso di battere.

Nell'impianto della zona industriale della città è sceso il silenzio. Caile era a terra privo di sensi. Il suo cuore è andato in arresto. A quel punto solo la professionalità di un medico e di un infermiere, compagni di squadra, hanno permesso all'amico di salvarsi. E alla presenza del defibrillatore che è stato un prezioso alleato per il salvataggio da ultimo minuto.

Caile fa parte dell'associazione amatori calcio “La chiave del remo”. Lunedì sera intorno alle otto è andato a giocare la solita partitella fra amici, con l'idea di divertirsi e passare un paio d'ore a tirar calci al pallone. I ventidue calciatori, dopo un breve riscaldamento, hanno atteso il fischio d'inizio e si sono disposti in campo. Dopo pochi istanti, però, Caile si è fermato, ha appoggiato le mani sulle gambe, ed ha detto al compagno più vicino: «Mi gira la testa». 

Nessuno in quel momento ha pensato che potesse esser qualcosa di grave. Semplicemente un po' la stanchezza, dopo una giornata di lavoro, un abbassamento di pressione dovuto al caldo dei giorni scorsi. Ed infatti all'uomo è stato consigliato di spostarsi a bordo campo e riprendere le forze. 

Subito gli si sono avvicinati il medico Piergiuseppe Soldà e l'infermiere Francesco La Sorsa, che hanno soccorso Caile che si era diretto verso uno spiazzo a pochi metri dal rettangolo verde. 

Era stato appena fatto distendere quando la situazione è improvvisamente precipitata. 

Il cinquantatreenne non ha più parlato, il respiro si è fatto affannoso, le pupille fisse ed il cuore ha smesso di battere. Una situazione molto seria che andava gestita da un professionista, come appunto Soldà, che si è avvalso di La Sorsa. Medico e infermiere hanno immediatamente capito che il quadro generale era disperato ed hanno iniziato le manovre di rianimazione. 

In contemporanea i compagni di squadra hanno allertato, gridando, gli altri giocatori, chiedendo loro di chiamare il 118 e di andare a prendere il defibrillatore recentemente acquistato dall'associazione con un contributo comunale. Lo strumento salva vita è stato subito attivato dal dottore che è riuscito a ripristinare il battito. 

«Sono stati momenti terribili - raccontano gli amici - un momento prima scherzavamo e come purtroppo a volte succede nella vita, un momento dopo guardavamo Maurizio che stava male». 

All'arrivo dell'ambulanza dall'ospedale di Lonigo, i sanitari hanno stabilizzato Caile che è stato trasportato prima al “Cazzavillan” e successivamente all'ospedale di Bassano del Grappa. 

Le sue condizioni, con le precauzioni del caso, vengono giudicate dai medici abbastanza soddisfacenti. L'uomo ieri ha ripreso conoscenza ed ha potuto parlare con i familiari e i compagni di squadra. Maurizio ha subito pensato ai suoi angeli salvatori. Muniti di un fondamentale defibrillatore.

«Ancora due minuti ed avremmo perso Maurizio». Non ha dubbi il dott. Piergiuseppe Soldà, odontoiatra, che fa parte della federazione medici sportivi di Vicenza, e che l'altra sera, insieme all'infermiere Francesco La Sorsa, ha salvato la vita a Maurizio Caile. Un intervento tempestivo col defibrillatore. «Nella nostra associazione amatoriale siamo circa in trenta - spiega -. Tutti soci fra i 40 ed i 70 anni. Abbiamo pensato che non essendo più giovanotti fosse meglio acquistare con l'aiuto del Comune e avere in campo il defibrillatore. E ne abbiamo avuto la prova». 

«Quando abbiamo accompagnato Maurizio fuori dal campo ho capito che qualcosa non andava. È rimasto disteso a terra e subito mi sono accorto che la situazione era grave, che un arresto cardiaco era in atto. Non c'era più polso. Abbiamo chiamato gli altri, sapevamo che non c'era tempo da perdere» spiega il medico. Quindi sono iniziate le manovre per rianimarlo e con l'uso del defibrillatore è fatto ripartito il cuore. Occorre mantenere freddezza e lucidità, spesso fa la differenza». A.F. 

"Sport Sicuro" con Martina Dogana

Martina Dogana, triatleta nazionale vincitrice di numerosi Ironman e di diversi altri titoli nella specialità del lungo, sostiene il progetto "Chi salva un bambino salva il mondo intero" e contribuirà alla diffusione della rianimazione cardiopolmonare e della defibrillazione precoce, soprattutto in ambito sportivo.

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